Molto spesso tendiamo a dare tutto per scontato senza soffermarci su come i tessuti nascono, ma soprattutto quali caratteristiche li contraddistinguono, aspetti quest’ultimi che sono importanti per utilizzare al meglio gli abiti, per salvaguardarli e lavarli.
Oggi prendiamo in considerazione il jersey, tessuto che in realtà non è un tessuto in quanto non è realizzato con trama ed ordito a telaio. Con questo nome si fa infatti riferimento alla stoffa prodotta a maglia rasata, cosa che succede per la maggior parte della maglieria a carattere industriale. La superficie del jersey è quindi rasata, a nido d’ape, e si presenta elastica, sia in lunghezza che in larghezza. Inoltre, il jersey si sposa bene con tutte le fibre tessibili, in particolar modo con il cotone, la lana e la viscosa, che rappresentano le tre fibre principali con le quali solitamente viene prodotta.
Nel dettaglio, le principali tipologie di tessuto jersey sono così ripartite:
Jersey cotone, realizzato con 100% cotone, si presenta opaco alla vista, leggero, morbido ed elastico al tatto; è la stoffa ideale per le magliette e le camicette estive.
Jersey di lycra: realizzato con 80% poliestere e 20% lycra, si presenta decisamente elastico e viene solitamente utilizzato per abiti lunghi.
Jersey di viscosa: fatto in 100% viscosa, questa versione si contraddistingue per cadere in modo elegante; è infatti molto setosa e viene scelta per la produzione di vestiti, top e gonne.
Jersey doppio: quest’ultimo tipo si ottiene con delle macchine aventi due serie di aghi e non ha una percentuale precisa di fibre, si parla infatti di mix di spandex, poliestere o viscosa; risulta più pesante delle stoffe menzionate finora, ed anche più compatto, per questo viene impiegato per creare cardigan o abiti invernali.
Il jersey è una stoffa molto morbida, che non si sgualcisce e che è in grado di modellarsi perfettamente sulle varie forme del corpo. Assorbente e facile da lavare e smacchiare, questa stoffa è la più utilizzata per l’abbigliamento sportivo unisex, per l’intimo, i leggins ed anche alcune tipologie di calzature che presentano il jersey appunto in combinazione con materiali come la gomma o il cuoio. In particolare, per garantire una grande elasticità, il jersey viene lavorato insieme ai fili di elastan per i fuseaux, i costumi ed altre tipologie di abbigliamento sportivo in cui serve una grande comodità per lo svolgimento degli esercizi e dell’attività fisica in generale.
Ma vi siete mai chiesti come mai si chiama proprio Jersey? Il nome non è inventato, omaggia infatti il paese originario della stoffa, vale a dire l’isola di Jersey, che si trova nella Manica e che è la più grande dello stesso Canale. Sul finire del 19° secolo questa stoffa veniva qui impiegata per l’abbigliamento per gli uomini di mare, i pescatori. Era quindi considerato un materiale di scarso valore, non adatto al mondo dell’alta sartoria.
La rivoluzione è avvenuta a partire dal 1916, anno in cui la stilista Coco Chanel acquistò una grande partita di jersey lavorato a macchina dall’industriale tessile Jean Rodier. Coco, ovviamente, lo ha impiegato per le proprie creazioni, cappelli ed abiti ed ha introdotto una novità che è piaciuta e in poco tempo si è trasformata in moda. Non si è trattato di una tendenza, che come sappiamo è variabile e temporanea, bensì di un evergreen. Per questo ancora oggi ne sentiamo parlare, o meglio continuiamo ad indossare capi di vestiario in jersey ed in jersey cotone.